Fabio Sciascia, Mary e Clara. Una storia poco conosciuta sullo sfondo dell’anti-Risorgimento, D’Ettoris Editori, Crotone 2019

Fino alla fine col cuore dei vinti

Se Fabio Sciascia avesse scritto un bel saggio sulla resistenza dell’ultima fedelissima roccaforte borbonica, cioè Civitella del Tronto, esso probabilmente sarebbe rimasto ad ammuffire nello scaffale di qualche pubblica biblioteca. E invece ha pensato di scrivere un romanzo storico, certamente consapevole di non poter attirare folle di lettori, ma qualcuno in più…forse sì. Mary e Clara reca come sottotitolo Una storia poco conosciuta sullo sfondo dell’antirisorgimento. E però, in realtà, le storie sono due. C’è infatti un romanzo cornice, non storico, che parte dagli Stati Uniti d’America e lì alla fine ritorna, ma non conclude. E poi c’è il vero romanzo storico, cioè il racconto, immaginato autobiografico, del trisavolo di Mary, il capitano Grimaldi.

Chi è Mary? Mary è una studentessa universitaria di Boston. Appartiene ad una famiglia benestante di stretta osservanza cattolica che, per parte di padre, è di origine chiaramente italiana. Il padre Stephen è titolare di uno dei più rinomati studi legali della città. La madre Sara ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi completamente alla famiglia che abita in una elegante villa in stile liberty posta in un quartiere residenziale a Sud di Boston. Mary ha ventitré anni e la sorella Megan diciannove. Siamo a Boston nel 1978. Mary deve festeggiare di lì a poco il compleanno e in contemporanea il suo fidanzamento con Eric, il giovane a cui è legata fin dai primi anni delle superiori. Nevica, ma Mary decide ugualmente di fare un salto all’università per parlare della tesi con il suo professore. Scesa dall’autobus presso la Old North Church le pare di scorgere da lontano Eric il quale invece di andare all’università si dirige verso il vicino parco dove, incredula, vede Eric abbracciare e baciare con trasporto Judy Allison, la sua migliore amica che contraccambia il bacio con evidente slancio. Tornata a casa si chiude nella sua stanza e decide di troncare completamente con Eric.

Il giorno dopo chiede ai genitori di poter andare qualche giorno nella casa di montagna ad Adams, dove peraltro si trovavano gli zii, cittadina all’estremo confine occidentale del Massachusetts. Ivi giunta, Mary, dopo aver fatto visita ai parenti, si reca nella casa di famiglia e le tornano in mente i racconti di suo nonno che risalivano a tanti anni prima ed erano riferiti a fatti veramente accaduti in Italia testimoniati da lettere custodite in una scatola posta nella sua stanza. Una di esse, in particolare, attrasse la sua attenzione. Una lettera di Clara indirizzata ad una cugina di Civitella del Tronto in cui la informava di avere partorito un figlio maschio a cui aveva dato il nome di Gaetano. Si trattava della sua trisavola, il primo membro della sua famiglia a sbarcare negli U.S.A. con Gaetanino che sarebbe divenuto il capostipite dei Grimaldi in America. Clara era vedova e il marito era stato fucilato dalle truppe piemontesi contro cui aveva eroicamente combattuto. Ritornata a Boston, Mary chiede a William Ross, professore associato di Storia Moderna Europea, di fare una tesi proprio sul periodo che vide la fine del Regno delle Due Sicilie. All’inizio il professore è un po’ riluttante, ma poi gliela concede a patto che vada a fare ricerca in loco. Il padre di Mary, che le mostra tutta la sua americanità, è abbastanza ostile all’idea, ma poi, alla fine, acconsente. Mary prende l’aereo per l’Italia.

Giunta a Roma, con il treno arriva a Pescara e da lì a Civitella del Tronto. La mattina successiva viene sfiorata da uno scooter guidato da un giovane che poi finisce contro un muro. Arrivano i carabinieri e uno di essi, il tenente Lorenzo Pinelli, si presenta e fa la prima conoscenza con Mary, promettendo di andare a trovarla all’albergo della “Fortezza” per accertarsi della sua salute, cosa che presto avvenne. Da questo incontro si scopre che il tenente è discendente del generale Ferdinando Pinelli, colui che aveva fatto saltare in aria proprio la fortezza di Civitella, definita da lui “un covo di briganti”. Tra i due inizia una breve discussione di tipo storico. Pinelli è un classico “risorgimentalista”, mentre Mary ha forti dubbi su ciò che è veramente accaduto in quegli anni. Nonostante le divergenze il tenente guarda con insistenza Mary, mostrando per lei un evidente interesse. E comunque le dà una dritta per le sue ricerche: Ida Pioli, la responsabile dell’ufficio anagrafe, appassionata di storia, può darle molte indicazioni. Così avviene e Ida le dice che ancora c’era chi ricordava il barone di Olmeto soprannominato “Caddà la Volpe” perché tra il 1860-61 riuscì a scorrazzare per tutto il territorio attorno a Civitella  senza esser catturato dai piemontesi. Ida le consiglia di rivolgersi a don Giorgio, parroco di San Paolo.  Alla Messa del giorno successivo si fa ancora vivo il tenente Pinelli e, finita la celebrazione, presente anche Ida, dopo molti convenevoli, finalmente don Giorgio indirizza Mary ad Olmeto, dove è parroco il novantenne don Pietro. Intanto, su suggerimento e un po’ di complicità di Ida, il tenente e Mary fanno una gita al mare. E lì si manifesta una reciproca attrazione, da cui il bacio, intenso e inebriante “contraccambiato sempre più a fondo dalla giovane americana”. L’atmosfera s’era fatta come incantata.

Il giorno dopo partenza per Olmeto con un torpedone piuttosto antiquato e con difficoltà dovute alla neve. In chiesa avviene l’incontro con don Pietro che rimane stupito e incredulo nel vedere davanti a sé una discendente del barone Grimaldi. Poi si allontana e ritorna con uno scrigno contenente un taccuino che era passato di mano in mano dai vari parroci di Civitella fino a don Pietro e da consegnare ad un membro della famiglia, creduta però ormai estinta. Chi ne era l’autore? Don Pietro lo rivela subito a Mary: “Si tratta di Gaetano Grimaldi junior, barone di Valle Castellana e giovane ufficiale di Re Francesco II. Dalla sua età dovrebbe essere il suo trisavolo: è morto ad Ascoli Piceno nei primi mesi del 1861 per ordine del generale piemontese Ferdinando Pinelli”. Mary si raggelò a quel nome, ma proprio per questo fu spinta a leggere lo scritto tutto d’un fiato, nonostante il freddo della notte e il fioco lume della stanza. Qui finisce il “romanzo cornice” e comincia il “romanzo” del capitano Grimaldi.

Ad Olmeto il giovane Gaetano Grimaldi trascorse un periodo felice: le scuole primarie ad Olmeto e poi ginnasio e liceo a Teramo. L’iniziale simpatia per Clara divenne amore, ma con tanto di lacrime a causa della partenza dell’amato  per Napoli, dove si teneva, alla Nunziatella, il Corso per Allievi ufficiali. Alla Nunziatella conosce due commilitoni, Antonio Caputo e Giuseppe Soriano, detto Peppino, che si impegnano con un giuramento segreto a non tradire mai la Patria, visto che arrivano le notizie delle recenti vittorie e conquiste dei garibaldini e anche gli ufficiali superiori sembrano ormai rassegnati alla fine del Regno. Prestato il giuramento da Alfiere, tornato ad Olmeto grazie ad una licenza premio, il giovane è quasi subito richiamato, con un dispaccio, a Napoli. Ivi tornato, trova una situazione di totale rilassamento, a partire dal comandante, il colonnello Giovanni Macchitelli che con i suoi atteggiamenti sembra quasi prossimo al salto della quaglia per diventare ufficiale dell’Esercito piemontese. Ritrova anche il suo amico Antonio e viene a conoscenza dei tradimenti degli alti ufficiali che hanno spianato la strada ai garibaldini. Il 5 settembre 1860 il Re lasciò Napoli e fu impartito l’ordine di concentrare tutto l’esercito intorno alle piazzeforti di Capua e di Gaeta. Vi fu tuttavia lo spettacolo vergognoso di alcune navi che non si mossero dal porto per seguire il Re, evidentemente comandate da ufficiali traditori. La battaglia del Volturno, a cui partecipò Grimaldi, ridiede speranza ai borbonici che ricevettero i complimenti di Francesco II. Il 1° ottobre il regio esercito raggiunge S. Angelo in Formis che viene occupata, mentre a S. Maria Capua Vetere i borbonici non reggono lo scontro.

Nel frattempo corrono voci che negli Abruzzi, al comando del conte Teodoro Klitsche de la Grange, si organizzano insorgenze, ma c’è bisogno di ufficiali. Gaetano Grimaldi e l’amico Antonio chiedono al loro comandante di essere inviati in quelle zone. Si recano poi a Gaeta, dove sono radunati molti soldati sbandati e reduci da varie battaglie. Apprendono dal comandante del loro reggimento che  sarebbero andati negli Abruzzi e, cosa inattesa, il giorno dopo furono addirittura ricevuti dal re il quale si complimentò con Grimaldi per il coraggio mostrato nella battaglia del Volturno e lo promosse capitano. Il colonnello comandante diede le ultime istruzioni al neo capitano che con Antonio Caputo e quindici uomini partì per lo Stato Pontificio onde combattere poi negli Abruzzi il nemico alle spalle. Si avviano quindi tra monti e boschi, raggiungendo infine l’abbazia di Casamari, dove incontrano il colonnello Émile de Christen che sta sostituendo il generale de la Grange impegnato altrove.

De Christen aggiunge ai quindici altri uomini, a cui si era aggregato un personaggio ben conosciuto, Peppino Soriano, scampato a tante pericolose situazioni. Così, con un drappello di circa quaranta uomini, partono per raggiungere Civitella. I piemontesi nel frattempo devastano Casamari. Il drappello di Grimaldi torna indietro a Baùco richiamatovi da de Christen e lì mettono fuori combattimento numerosi granatieri sardi. Riprendono poi il cammino e giungono finalmente ad Olmeto dove si presenta loro un orrendo spettacolo: il padre di Gaetano e altri notabili sono appesi agli alberi, il palazzo baronale è incendiato come pure la chiesa e numerose case, anche se per fortuna Clara è viva essendosi rifugiata nei sotterranei del palazzo. Dopo tutto l’orrore che ha visto decide risolutamente – vantando di essere una brava cavallerizza  e di saperci fare col fucile – di unirsi  a Gaetano, Antonio e Peppino per riuscire a contattare gli insorgenti guidati dal maggiore pontificio Giovanni Piccioni. Con l’aiuto di una mappa in possesso di Clara e le informazioni avute ad Olmeto, il drappello giunge in una zona boscosa sita tra Teramo ed Ascoli e lì avviene l’incontro col maggiore Piccioni, vestito più da “insorgente” che da militare. Egli spiega ai nuovi arrivati come sono organizzati i suoi uomini e qual è la loro rete di informazione. E dal maggiore ricevono armi e vettovaglie da portare a Civitella assediata e in difficoltà. Si unisce a loro anche un frate francescano combattente, padre Roberto Cirilli.

In un momento di sosta Gaetano dice a Clara che vuole sposarla, anche lì in mezzo ai monti. Il drappello, durante la marcia, si è intanto arricchito di molti volontari, addirittura con le loro donne. Si acquartierano presso la Montagna dei Fiori e cominciano ad attaccare di notte i bivacchi sardi, sabotando i loro obici e i depositi munizioni. Il matrimonio è celebrato in una chiesetta di pietra tra i boschi di Val Vibrata, celebrata da padre Roberto Cirilli. Grande emozione di tutti e poi la festa con le povere risorse che la situazione e la stagione offrivano. Tra scomodità e combattimenti iniziava così la loro vita coniugale.

Con cinquanta cavalieri che scortavano i muli stracarichi riprende la marcia verso Civitella. All’avanguardia stavano le squadre che avrebbero dovuto attaccare i piemontesi per consentire al resto degli altri combattenti di entrare nella fortezza. Quando dalle urla e dagli strepiti si capisce che i piemontesi sono stati attaccati, gli uomini di Grimaldi entrano nella fortezza con tutto il carico, tra l’entusiasmo degli assediati. Al ritorno però c’è un’imboscata dei bersaglieri, il cavallo di Clara viene colpito e Gaetano fa appena in tempo a farla salire sul suo. Finalmente ritornano alla base dove arrivano i resti degli uomini che avevano attaccato l’accampamento piemontese. Durante una delle celebrazioni di padre Cirilli, Clara si sente mancare, le donne presenti nell’accampamento sospettano una gravidanza e la portano nella grotta che era stata adibita a rifugio e abitazione e lì la rifocillano.

Grimaldi da un lato è contento per l’attesa di un figlio, dall’altro è seriamente preoccupato per le notizie provenienti da Gaeta. Organizza allora un piano per aiutare Civitella: squadre di trenta uomini avrebbero dovuto fare incursioni lampo notturne, ma mentre Grimaldi si stava recando a un punto di incontro con le altre squadre, fu intercettato da un’avanguardia piemontese, fu colpito ad una gamba da un colpo di moschetto e scaraventato a terra dal cavallo imbizzarrito. Ordinò allora al sergente Casagrande di assumere il comando e lo pregò di portare Clara incinta lontano da quell’inferno. Circondato, venne portato ad Ascoli dal generale Pinelli. Si celebrò allora un processo farsa dall’esito scontato. Grimaldi fece la sua professione di lealtà e di fedeltà a Francesco II irritando i tre ufficiali che non tennero in alcun conto il suo grado militare e lo considerarono invece un brigante da condannare alla fucilazione. In cella incontrò un caporale che aveva fatto parte della gendarmeria pontificia. Gli chiese di poter essere visitato da un prete per confessarsi e a cui consegnare il taccuino. Così avvenne e così finì il romanzo di “Caddà la Volpe”.

Mary ad Olmeto si sveglia all’alba dopo aver letto con intensità tutto il taccuino. Nel successivo colloquio con don Pietro capisce tutti i perché del silenzio storiografico sulle insorgenze meridionali e sulla catastrofe umanitaria che ne seguì. Mary è turbata e si comporta in modo freddo e scortese col tenente Pinelli che era andato a prenderla all’arrivo dell’autobus proveniente da Olmeto. Successivamente il tenente è colpito da un malvivente a un posto di blocco. Mary con Ida va in ospedale e lì capisce che è veramente innamorata di Pinelli che fortunatamente esce senza gravi conseguenze dall’ospedale. Mary gli spiega il perché del suo atteggiamento e gli fa leggere il taccuino. Spinelli apprezza il coraggio di Gaetano Grimaldi e si rende conto di tante storture e silenzi storiografici. Chiede a Mary di sposarlo. Lei riparte per Boston, ma ormai i giochi sono fatti. I discendenti dei due vecchi nemici si sposeranno.

Leonardo Gallotta

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